Critica

Estratto dal catalogo “Scritture Perdute”

by Valentino Zeichen

 

“Segno e Immagine”: Giano bifronte; scorrono capricciosi e speculari nel divenire delle forme. La loro apparizione e sparizione li rende indissolubili fantasmi, gemellati nel moderno dilemma di ogni autentico pittore; per citare un dilemma esemplare: quello di Mosè e Aronne. Innocenzo Odescalchi ne avverte la duplice presenza esplorando l’universo dell’astrazione, con una processione nella notte alfabetico/stellare, prigioniero del gioco di prestigio, che solo lo scherzo pittorico può liberare sulla tela. Ecco l’immaginaria pala d’altare, e sopra una pittografia che stava sulla punta della lingua dei parlanti di una presunta civiltà. Su quella tela desertica rivoli d’acqua dipinta canalizzano solchi alfabetici. Accorreranno i glottologi, intanto la sabbia della saggezza avrà assorbito il testo e l’alfabeto presunto sarà solo casuale accostamento a una lingua; scherzo della natura, punti della cucitrice, imbastitura del caso e della volatilità che fa le veci dell’incisore divino che ha ancora un vice: il pittore che lo imita nelle simulazioni creative.