“Scritture perdute”, la metafora di Innocenzo Odescalchi
"Corriere della Sera" - Cronaca di Roma
Un lavoro in simbiosi con lo spazio. Nasce così “Scritture perdute”, la serie dipinta da Innocenzo Odescalchi per il centro culturale “La Nube di Oort” (via Principe Eugenio, 60). “Negli ultimi tempi” spiega Odescalchi “sto facendo una ricerca sulle lingue morte, come il sanscito e l’ebraico. L’idea di un codice visibile, ma sconosciuto, è un po’ una metafora dell’artista, in dubbio se svelare o meno il suo pensiero”. Più che decifrata, la sua pittura va gustata con calma. “La pittura”, continua l’artista “è un’esperienza ambigua che ognuno racconta a modo suo”. “Metamorfosi dinamica di una forma informe – la definisce Valentino Zeichen nel testo scritto per la mostra – che mantiene l’enigma chiuso, prigioniero del gioco di prestigio, che solo lo scherzo pittorico può liberare sulla tela; scherzo della natura, punti della cucitrice, imbastitura del caso e della volatilità”. Per Odescalchi, un “alfabeto sordo”, che si può solo contemplare. La sintonia è, dunque, l’unica chiave di accesso a questo linguaggio.